di Armando Moncelli - foto Adriano Di Florio

Le sale prove di Bari: quei luoghi dove i "vecchi" strumenti musicali continuano a suonare
BARI – Pareti coperte da pannelli fonoassorbenti, amplificatori, cavi aggrovigliati e una grande batteria all’angolo. Sono questi gli elementi che caratterizzano le “sale prove”, stanze insonorizzate usate dalle band per suonare canzoni da eseguire poi dal vivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spesso realizzati in maniera amatoriale (con i cartoni delle uova a fare da isolante acustico), utilizzando cantinole o box auto (vedi il caso del garage di via S.Lioce), questi luoghi hanno sempre contraddistinto i giovani gruppi che nel corso dei decenni si sono approcciati ai “vecchi” pop e rock. Complessi che a volte (magari dopo qualche proficua data) riuscivano anche a permettersi spazi più professionali, nei quali potevano sfruttare dell’ottima strumentazione utile a produrre un sound ancora più “cool”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oggi però, in un’epoca in cui la musica è sempre più elettronica, composta soprattutto da solisti e ben poco “suonata” (può bastare un pc per creare le basi per un rap), il concetto di riunirsi, provare insieme per poi esibirsi è decisamente venuto meno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E così le sale prove rappresentano quasi delle oasi nel deserto. A Bari ad esempio ne è rimasta solo una veramente specializzata nel settore: Rasciasound. Si tratta di un’attività dotata di cinque diversi ambienti che “resiste” dal 2001, divenuta nel tempo un vero punto di riferimento per chi, imperterrito, continua a voler eseguire della musica “old style”. Si trova in viale Einaudi, nella cosiddetta San Pasquale “alta”. Siamo andati a visitarla (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per accedere ai locali di Rasciasound è necessario scendere una ripida rampa per ritrovarsi davanti a una serranda blu con una grande R bianca al centro illuminata da un piccolo neon. Come tutte le sale prove che si rispettino, anche questa è infatti situata “silenziosamente” sotto il livello stradale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varcata la soglia, veniamo immediatamente catapultati in una spaziosa stanza dalla luce soffusa dove un flipper d’altri tempi giace spento in un angolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A venirci incontro è il 51enne proprietario Vincenzo Rascia. «Siamo attivi da più di vent’anni – esordisce –. La nostra idea è sempre stata quella di offrire ai musicisti degli spazi professionali dove poter suonare. Un qualcosa che continuiamo a fare, nonostante i grandi cambiamenti degli ultimi anni, durante i quali rap, trap e hip hop hanno preso il sopravvento. Ma noi non ci perdiamo d’animo, anche perché c’è sempre qualche ragazzo desideroso di imbracciare uno strumento, che sia una chitarra o un basso. Oltre ai tanti che non hanno mai smesso di divertirsi con il rock’n roll». 


Da queste stanze passano infatti i gruppi più svariati: dai giovanissimi “alla Maneskin” che vogliono ricalcare le orme delle gloriose band del passato, ai medici e gli avvocati che nostalgicamente si riuniscono per suonare insieme dopo l’orario di lavoro. C’è chi poi sperimenta musica inedita, chi si limita a interpretare brani già conosciuti (da eseguire magari a feste e matrimoni), chi preferisce brani pop e chi vira decisamente sul metal.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

È arrivato però il momento di farci un giro per gli ambienti di cui si compone Rasciasound. A farci da guida è il 30enne Max: un “backliner”, ovvero un addetto alla strumentazione. È lui ad aprirci la porta di una delle cinque sale (la “A”), contraddistinta dal colore verde brillante delle pareti. La stanza è molto ampia e al suo interno ci sono un grande mixer, amplificatori per chitarra e per basso, una splendida batteria, microfoni e casse per la voce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci guardiamo intorno. Il soffitto è coperto da un telo della stessa tinta che lascia posto a una fila di pannelli fonoassorbenti neri installati lungo la parte alta delle pareti per impedire al suono di uscire. «È qui e nella gemella sala “B” che abbiamo ospitato i precasting di The Voice a marzo 2019 e di X Factor nel maggio 2020», sottolinea con orgoglio Max, mentre ci mostra un’altra stanza più piccola, delimitata da pannelli trasparenti. È quella jazz, dove trovano posto un pianoforte, un contrabbasso e una piccola batteria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Proseguiamo la nostra visita all’interno della “sala deluxe”. «Questo è il luogo più “figo” di Rasciasound – afferma la nostra guida -. Abbiamo infatti posizionato tra queste pareti la strumentazione più professionale che avevamo, tra cui rinomati amplificatori quali Hughes and Kettner, Hiwatt e Marshall».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Prima di concludere il nostro tour con la “sala small”, la più recente e piccola, Max ci conduce in un deposito in cui sono tenuti gli strumenti che vengono noleggiati ai gruppi per i loro concerti. Qui è un trionfo di chitarre di ogni tipo, di rullanti e percussioni di ogni forma e colore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In un angolo, nascosto tra gli scaffali, sbuca un grande vascone ricolmo di cassette registrate da band emergenti nei decenni passati. «A metà degli anni 2000, prima di diventare famoso, anche il cantautore Ermal Meta ha lavorato qui come addetto alla strumentazione», ci confida Max.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo infine all’interno dell’ultimo locale, in quel momento occupato da tre ragazzi intenti a suonare del rock sperimentale. La formazione è quella base: chitarra, basso e batteria. I musicisti hanno meno di vent’anni, ma ognuno di loro, come un veterano, è concentratissimo sul proprio strumento. Sembrano quasi non accorgersi della nostra presenza, mentre le note scorrono fluide e potenti tra queste quattro preziose mura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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